Un destino nel suo nome: Vittorio – di Pietro Zardini Il compleanno di un grande

Che 84 anni fa sia nato un campione non si discute. E che avesse già nel nome, Vittorio, il suo destino, nemmeno: Adorni è molto di più che un ciclista. È dedizione, passione e spirito di sacrificio. È il protagonista vincente e inaspettato che piace a tutti. 60 i successi totali in carriera, dal 1961 al 1970, tra cui il Giro d’Italia del 1965 e il campionato del mondo nel 1968. Diventerà uno degli sportivi italiani più amati, un esempio per tutti.

IL GIRO DEL 1965
Da San Marino (primo start straniero nella storia della corsa) a Firenze, 19 giorni con la stessa maglia addosso, quella rosa: «Adorni è Potenza» titolò la Gazzetta dello Sport quando la indossò per la prima volta e «Il più bel rosa dopo Coppi» fu l’apertura dopo la vittoria del Giro. Non male per un coppiano dalla nascita. Quello, tra l’altro, fu anche l’anno del debutto tra i professionisti di Felice Gimondi, con cui, nonostante la rivalità, instaurerà un rapporto di stima e di grande sintonia. Concluse il Giro con 11 minuti e 26 secondi di vantaggio sul secondo: un distacco che, nella corsa rosa, non si è mai più visto.

LA FUGA MONDIALE DEL 1968
Imola, mondiale 1968: i fari sono tutti puntati sullo scontro Gimondi-Merckx e Adorni lo sa benissimo. “Devo stare lontano da quei due”, deve aver pensato. E così, come parte la corsa, Adorni fugge: «Avranno pensato che sarei morto poco più avanti, ma io non sono morto», afferma qualche tempo dopo. Quasi 280 km di corsa, quasi tutti in fuga: gli ultimi 90 km completamente solo. E il pubblico impazzisce per lui: «Quando ho visto la gente cancellare “Viva Gimondi” e scrivere “Viva Adorni” ho capito che era il momento di spingere ancora di più». Il secondo arriverà al traguardo 9 minuti e 50 secondi dopo di lui: nessuna gara, da allora, è più finita con un distacco simile.

LA TELEVISIONE
Già durante la carriera agonistica, Adorni iniziò ad avere contatti col mondo della televisione: durante il Giro del 1965, Sergio Zavoli lo chiamò sul palco tv con l’ordine dalla Rai di tenerlo lì a parlare per 45 minuti, invece dei soliti 10 previsti dalla trasmissione: «Me la cavai abbastanza bene e quel giorno nacque anche il mio futuro di presentatore e commentatore televisivo». Spigliato e a suo agio davanti alle telecamere, Adorni proseguì la professione di commentatore televisivo per molti anni, ricoprendo nel frattempo anche altre cariche, quali quella di direttore sportivo di varie società ciclistiche e di assessore allo Sport del Comune di Parma. Così, giusto per mettere a disposizione di tutti la sua passione e i suoi valori.